Ultimo trimestre 2025: cosa ci attende?
Data pubblicazione: 01 ottobre 2025
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- Fari puntati su politiche fiscali, deficit, debito e stabilità politica, specialmente in Europa.
- L’OCSE prevede un’economia in rallentamento, ma gli indici azionari USA sono ai massimi.
- Il merito dei record va alle attese sugli utili e sui tagli Fed (che oggi è in una posizione scomoda).
INDICI USA SU NUOVI MASSIMI
La tenuta economica e le attese sugli utili continuano a sostenere l'azionario
Fonte: elaborazione Wealthype.ai su dati Investing.com
I dazi? Finora, hanno addirittura fatto bene alla crescita. Una crescita che – come spiega l’OCSE nel suo outlook ad interim (1) “si è dimostrata più resiliente del previsto nella prima metà del 2025, soprattutto in molti mercati emergenti ma anche negli Stati Uniti”. Merito dell’anticipo degli acquisti in vista dell’incremento delle barriere commerciali. Ed eccolo, l’effetto dazi: poiché mi aspetto che entreranno in vigore, mi porto avanti con lo shopping. Questo ha fatto bene all’economia. Ma cosa succederà dopo, quando i dazi saranno a regime?
Da qui in avanti, non mancano i punti di domanda: l’OCSE prevede che la crescita del PIL globale rallenterà dal +3,3% del 2024 al +3,2% nel 2025, e poi al +2,9% nel 2026. E l’inflazione? Nella maggior parte delle economie del G20, dovrebbe diminuire con il prosieguo del rallentamento della crescita economica e dei vari mercati del lavoro.
In barba a tutto ciò, l’azionario è a livelli record. Dopotutto, i mercati guardano al “qui” e “ora”. E il “qui” e “ora” ci dice che l’economia ha tenuto e che la Fed potrebbe presto operare nuovi tagli. L’indice statunitense S&P 500, punto di riferimento dell’equity globale, è sui massimi, dopo ben 27 record da inizio anno al 22 settembre. Riuscirà a mantenere questa performance? Dipende dall’economia. E dalla Fed. Già: ma quale Fed?
Banche centrali: interrogativi sul futuro dei vertici Fed
Siamo ufficialmente nel terzo trimestre, e giustamente ci si chiede cosa faranno le banche centrali di qui alla fine dell’anno. Per la Banca Centrale Europea il lavoro non è troppo complicato: dazi, (in)stabilità politica e spesa pubblica nei vari Paesi membri rappresentano sicuramente un bel set di sfide, ma sull’altro piatto della bilancia ci sono un’inflazione vicina all’obiettivo (2%) e le politiche commerciali USA che, se e quando sortiranno i loro effetti, con tutta probabilità la faranno calare ulteriormente. Se l’economia rallenta (anche) per effetto dei dazi, l’inflazione probabilmente la seguirà e la BCE avrà gioco (abbastanza) facile nell’intervenire con nuove misure espansive (leggi: tassi più bassi).
La Fed è in una situazione un po’ più complicata. Non solo l’economia USA potrebbe rallentare, non solo i dazi potrebbero far salire l’inflazione dell’area invece di farla scendere, ma per giunta c’è la Casa Bianca che incombe. L’amministrazione Trump vuole un vertice decisamente più allineato con la sua visione e più propenso ad abbassare i tassi, a supporto dell’economia. Il presidente della Fed Jerome Powell, scelto dallo stesso Trump ma dimostratosi nel tempo assai più cauto del presidente nella gestione dei tagli dei tassi, è in carica fino a maggio ed è praticamente inamovibile sino ad allora. Perciò, nel frattempo, Trump sta provando a scalzare gli altri membri del board.
A novembre la Corte Suprema si esprimerà sulla legittimità del licenziamento di Lisa Cook, finora bloccato dai tribunali di grado inferiore. Cook ha quindi regolarmente partecipato alla riunione di metà settembre del FOMC, che ha sancito un taglio di 25 punti base, al 4% dal 4,25% (2) . Il prossimo appuntamento è in calendario il 28 e 29 ottobre, mentre l’anno si chiuderà con la riunione del 9 e 10 dicembre che, come da prassi, farà anche il punto sulle nuove proiezioni economiche (3). Fino a quel momento – e anche dopo – fari puntati sul futuro dell’indipendenza Fed dalla Casa Bianca.
Dazi USA: parola alla Corte Suprema
La Corte Suprema dovrà dire la sua anche su un altro cardine dell’agenda Trump: i dazi. In estate, due corti federali – una di primo grado, l’altra d’appello – hanno sentenziato che la presidenza USA non aveva i titoli per imporre i balzelli annunciati nel “Liberation Day”: le due sentenze si riferiscono ai dazi cosiddetti “reciproci” e “universali”, che la presidenza Trump ha giustificato in chiave di emergenza economica, ai sensi dell’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) del 1977.
La corte d’appello federale li ha però tenuti in vigore, per dare all’amministrazione Trump il tempo di adottare le relative contromisure. È infatti scattato il ricorso alla Corte Suprema, la quale esaminerà il caso il 5 novembre. L’Alta Corte darà ragione ai tribunali di livello inferiore o a Trump? Secondo la Casa Bianca, una marcia indietro sulla politica commerciale sarebbe catastrofica per gli Stati Uniti. Non tutti, al di fuori del palazzo, condividono questa apocalittica visione.
È però anche vero che i dazi hanno generato entrate significative, contribuendo a migliorare le prospettive fiscali della nazione: secondo il Congressional Budget Office (4), gli incrementi applicati dal 6 gennaio al 19 agosto potrebbero ridurre il disavanzo totale di 4 trilioni di dollari USA (5) (praticamente compensando il One Big Beautiful Bill Act (6)), posto che però tali incrementi persistano per il periodo 2025-2035.
Restando in tema dazi, attenzione a un’altra data: quella del 10 novembre, giorno in cui scadrà la nuova sospensione concordata da USA e Cina per consentire il prosieguo delle trattative.
Conti pubblici: anche l’Europa ha i suoi grattacapi
Chiusa la parentesi Bayrou, la Francia ha un nuovo primo ministro: il cerino, adesso, è in mano a Sébastien Lecornu. Riuscirà dove i suoi predecessori sono caduti? La sfida è il contenimento della spesa pubblica, in un Paese con un deficit in costante crescita, recentemente declassato da Fitch (da “AA-” ad “A+”) e da DBRS (da “AA alto” ad “AA”), mentre incombono i giudizi di Moody’s (24 ottobre (7)) e S&P (28 novembre (8)).
Per contro, proprio da Fitch il nostro Paese ha incassato una promozione: il giudizio è salito a BBB+ (outlook stabile). L’agenzia prevede una “continua e graduale riduzione del deficit nel 2025-2027”, con il disavanzo atteso al 3,1% del PIL quest’anno. E il debito? Resterà molto più alto rispetto ai Paesi con rating BBB (nel 2024, la mediana della tripla B era al 57,3%), ma si prevede “una riduzione dei rischi in termini di finanziamento del debito e sostenibilità” (9).
Insomma, oggi l’Italia pare posizionata meglio rispetto alla Francia. Almeno questo ci dice lo spread, la differenza di rendimento tra i rispettivi titoli decennali e quello tedesco.
GLI SPREAD FRANCIA/GERMANIA E ITALIA/GERMANIA SI SONO AVVICINATI
Oggi Roma sembra posizionata meglio rispetto a Parigi
Fonte: elaborazione Wealthype.ai su dati Investing.com
Utili aziendali: le attese continuano a migliorare
E se gli Stati nazionali raccolgono sfide e soddisfazioni, le aziende continuano a strafare. In particolare il tech, intorno al quale USA e Cina stanno facendo quadrato per rafforzare la filiera nazionale (10).
Stando ai dati raccolti da Bloomberg Intelligence, gli utili dell’S&P 500 dovrebbero crescere di quasi il +10% nel 2025 e di un ulteriore +13% nel 2026.
LE ATTESE SUGLI UTILI NEGLI STATI UNITI SONO MIGLIORATE
Da maggio, gli analisti hanno rivisto al rialzo le stime
Fonte: Citigroup, Bloomberg
Ansia per i conti pubblici, tensioni politiche interne e internazionali, ritorno del protezionismo: eppure gli indici USA rincorrono nuovi massimi, incoraggiati dalle prospettive sugli utili aziendali e sui tagli Fed. Fino a quando? Impossibile dirlo. È invece possibile – e saggio – pianificare gli investimenti con un’adeguata diversificazione, per scovare le opportunità anche nelle fasi storiche di cambiamento e trasformazione, quelle nelle quali niente sembra chiaro ma molto si muove.
(1) https://www.oecd.org/en/publications/oecd-economic-outlook-interim-report-september-2025_67b10c01-en.html
(2) https://www.federalreserve.gov/monetarypolicy/files/monetary20250917a1.pdf
(3) https://www.federalreserve.gov/monetarypolicy/fomccalendars.htm
(4) Agenzia federale incaricata di fornire dati economici al Congresso, per la formulazione delle varie proposte legislative.
(5) https://www.cbo.gov/publication/61697
(6) https://it.finecobank.com/fineconomy/article/one-big-beautiful-bill-act-e-il-debito/
(7) https://ratings.moodys.com/api/rmc-documents/54017
(8) https://www.spglobal.com/ratings/en/regulatory/article/190702-calendar-of-2019-emea-sovereign-regional-and-local-government-rating-publication-dates-midyear-update-s10798236
(9) https://www.fitchratings.com/research/sovereigns/fitch-upgrades-italy-to-bbb-outlook-stable-19-09-2025/
(10) https://it.finecobank.com/fineconomy/article/la-geopolitica-dei-microchip/
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